Tariffe telefoniche indicizzate all’inflazione: le nuove norme AGCOM
Con il nuovo regolamento approvato dall'AGCOM arriva la stretta sui rincari automatici collegati all'inflazione. A partire da questo momento, infatti, servirà il consenso esplicito dell'utente. I consumatori saranno messi al riparo anche dai costi di recesso se si vuole cambiare operatore.

Rialzi massivi legati all’inflazione, l’AGCOM non ci sta e detta le regole nel comparto della telefonia. Gli eventuali rincari che interesseranno le tariffe dovranno infatti ottenere il consenso esplicito degli utenti. Una normativa valida sia per i nuovi contratti, sottoscritti da oggi in poi, sia per quelli su cui gli operatori di telefonia mobile avevano già preannunciato degli adeguamenti a partire dalla primavera 2024.
A prevederlo è la delibera numero 307/23/CONS con cui l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni dà il via libera al regolamento che disciplina tutta la materia contrattuale tra gli operatori che forniscono servizi di comunicazioni elettroniche e gli utenti finali. In quest’ultima categoria rientrano consumatori, microimprese, piccole imprese, imprese maggiori e organizzazioni senza scopo di lucro.
Soddisfatta la commissaria relatrice Elisa Giomi, secondo cui il provvedimento - che non ha precedenti – “tutela tutti i consumatori rispetto alle condizioni contrattuali che gli operatori applicano ai servizi di telefonia e internet”. Con il nuovo regolamento, infatti, gli utenti finali potranno scongiurare gli aumenti automatici legati all’inflazione e mettersi al riparo al contempo dai costi di recesso se si decide di cambiare operatore.
Rincari da inflazione, arrivano più garanzie per gli utenti
Tariffe indicizzate all’inflazione, arriva la stretta dell’AGCOM. Secondo il nuovo regolamento, infatti, se i contratti non prevedono già da prima l’adeguamento periodico all’indice dei prezzi al consumo, allora per attuare il rialzo sarà necessario il consenso esplicito dell’utente finale. E senza approvazione dei consumatori all’operatore, non ci sarà alcun tipo di rincaro annuale. In caso di mancata accettazione della modifica del contratto da parte dei consumatori, resteranno valide le condizioni contrattuali previste.
L’AGCOM fa inoltre sapere nella nuova delibera che i contratti con adeguamento all’indice dei prezzi al consumo prevedono due tipologie di rincari. Potranno essere basati sull’applicazione senza correttivi dell’indice ISTAT o con correttivi quali, ad esempio soglie minime di aumento. Se i consumatori hanno aderito a contratti indicizzati con correttivi e il canone della tariffa aumenta a seconda dell’inflazione, gli utenti potranno recedere senza costi extra. Se invece il contratto non presenta correttivi rispetto all’indice ISTAT e l’utente finale decide di recedere, allora saranno applicati dei costi.
Il nuovo regolamento, però, tende a tutelare i consumatori anche in questa ultima circostanza, stabilendo che l’adeguamento non può verificarsi, in prima applicazione, prima dei 12 mesi dall’adesione del contratto. Inoltre, in caso di adeguamento superiore al 5% del canone, l’utente finale può richiedere all’operatore di passare a un’offerta con stesse caratteristiche che non preveda però il meccanismo di adeguamento. Il passaggio avviene senza costi per l’utente.
Contratti indicizzati, l'AGCOM reclama trasparenza
Con la nuova normativa è prevista maggiore trasparenza sui contratti indicizzati affinché gli utenti finali ne abbiano piena consapevolezza. Gli operatori sono tenuti, infatti, a informare i consumatori sull’indice di adeguamento usato, sul mese di applicazione della variazione, sulle possibili spese di recesso. Le clausole di indicizzazione devono quindi essere inserite – fa sapere l’AGCOM - nella descrizione delle offerte commerciali insieme alle condizioni economiche e messe ben in evidenza “su tutti i canali di comunicazione, quali, il sito web, le comunicazioni televisive, ovvero gli altri canali di trasmissione, come i social network, gli stores, le brochure, tutti i materiali pubblicitari, la vendita attraverso i canali di telemarketing”.
L’operatore di telefonia è tenuto anche ad inserire una tabella, nella parte in cui viene esposto il prezzo dell’offerta, con gli incrementi del canone per i seguenti indici di inflazione: 2%, 3%, 4%, 5%, 6%, 7%. Gli operatori che presentano le tariffe tramite sito web dovranno, infine, mettere a disposizione dei clienti un tool che consenta loro di calcolare con precisione il canone una volta inserito l’indice di inflazione.
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