Lo switch off delle centrali in rame continua: il futuro sono fibra e FWA
L’obiettivo finale della chiusura delle centrali in rame è la totale sostituzione delle infrastrutture obsolete con reti ad alta capacità in grado di supportare i nuovi servizi digitali, dallo streaming 4K al telelavoro, passando per le applicazioni in cloud e l’IoT.

L’Italia continua a marciare verso l’era della connettività ultraveloce, e lo fa abbandonando gradualmente la storica infrastruttura in rame a favore della più performante fibra ottica. Con la delibera 123/25/CONS pubblicata il 23 maggio 2025, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) ha approvato il piano di dismissione di 2.055 centrali locali in rame presentato da FiberCop, la società incaricata della gestione della rete fissa primaria, un tempo in capo a TIM.
Una transizione pianificata
Il processo di spegnimento delle centrali in rame non è una novità, ma questa nuova ondata rappresenta una tappa significativa del più ampio piano di modernizzazione digitale che coinvolge l’intero territorio nazionale. La decisione dell’AGCOM si basa su un’attenta analisi tecnica e su precisi criteri regolamentari aggiornati con la precedente delibera 114/24/CONS. In particolare, è stato verificato che tutte le centrali coinvolte hanno raggiunto il 100% di copertura con servizi di nuova generazione (NGA), come la fibra FTTH o soluzioni FWA (Fixed Wireless Access), e che almeno il 60% delle linee attestate è già stato migrato dalla vecchia rete in rame alla banda ultralarga.
Le tempistiche dello switch off
La disattivazione delle centrali avverrà in modo scaglionato, con un periodo di preavviso che varia a seconda della tipologia di servizi attivi. Le centrali che offrono soltanto servizi bitstream — una forma di accesso all’ingrosso utilizzata da operatori terzi — saranno dismesse dopo 6 mesi dalla data della delibera. Quelle che forniscono anche servizi ULL (unbundling local loop), e quindi implicano investimenti diretti da parte degli operatori alternativi, avranno invece un preavviso di 12 mesi. Questo significa che il processo di switch off effettivo potrà iniziare a partire dal 23 novembre 2025 per le prime, e dal 23 maggio 2026 per le seconde.
Implicazioni per utenti e operatori
La progressiva chiusura delle centrali in rame comporta conseguenze operative per operatori e clienti. Gli operatori alternativi che utilizzano la rete in rame devono predisporre per tempo la migrazione verso tecnologie NGA. Per gli utenti finali, invece, si tradurrà in una necessaria riconfigurazione del servizio, ma anche in un potenziale miglioramento della qualità della connessione, con velocità maggiori e maggiore affidabilità.
La continuità del servizio garantita
Le comunicazioni ai clienti saranno curate dagli operatori, che dovranno garantire la continuità del servizio offrendo soluzioni alternative in fibra o wireless dove la FTTH non è ancora pienamente disponibile. L’obiettivo finale è la totale sostituzione delle infrastrutture obsolete con reti ad alta capacità in grado di supportare i nuovi servizi digitali, dallo streaming 4K al telelavoro, passando per le applicazioni in cloud e l’IoT.
Una strategia di lungo termine
L’approvazione di questo piano da parte dell’AGCOM rappresenta il naturale proseguimento di un percorso iniziato anni fa. Già negli anni precedenti erano state autorizzate dismissioni simili, con lo spegnimento progressivo di migliaia di centrali. Secondo il cronoprogramma definito da FiberCop, queste iniziative porteranno a un calo costante delle centrali attive in rame, fino al completo phase-out previsto entro il decennio.

L’infrastruttura ereditata da TIM e ora gestita da FiberCop è infatti oggetto di una capillare revisione. La società, partecipata anche da KKR e Fastweb, ha l’obiettivo di accelerare la migrazione tecnologica, operando in sinergia con gli altri attori del mercato e garantendo standard elevati di accessibilità e sicurezza.
Il contesto europeo e il ruolo dell’Italia
La transizione dalle reti in rame alla fibra ottica è una sfida comune a molti Paesi europei. L’Unione Europea, nel quadro della strategia per la “Gigabit Society”, ha fissato obiettivi ambiziosi per la diffusione delle connessioni ad altissima capacità. L’Italia, grazie anche ai fondi del PNRR, ha accelerato negli ultimi due anni il processo di digitalizzazione infrastrutturale, puntando a colmare il divario storico con le economie più digitalizzate.
Il piano di switch off non riguarda solo le grandi città, ma anche molte aree di provincia e località minori, spesso servite in passato da reti meno performanti. In questo modo, l’accesso alla banda ultralarga diventa un’opportunità concreta per tutti, contribuendo alla coesione territoriale e al superamento del digital divide.
Sfide e prospettive future
Se da un lato l’eliminazione del rame rappresenta un’evoluzione inevitabile, dall’altro pone alcune criticità logistiche e organizzative. La necessità di informare correttamente gli utenti, la gestione della migrazione dei servizi legacy (come i telefoni fissi tradizionali), e le problematiche relative alle aree più isolate richiedono una pianificazione accurata e una collaborazione stretta tra operatori, regolatori e amministrazioni locali.
Tuttavia, i benefici sono evidenti: una rete più moderna, sostenibile, meno soggetta a guasti e capace di supportare applicazioni sempre più sofisticate. Secondo AGCOM, questo approccio garantisce anche maggiore trasparenza e competitività nel mercato, favorendo lo sviluppo di offerte più articolate e vantaggiose per il consumatore.
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