La corsa a due velocità delle energie rinnovabili
Il motore della transizione energetica è rappresentato oggi da solare fotovoltaico ed eolico, che insieme costituiscono il 97,5% delle nuove installazioni del 2024. IRENA lancia un chiaro segnale: il ritmo attuale non è sufficiente per rispettare gli obiettivi fissati alla COP28.

Nel 2024 il mondo ha toccato un nuovo traguardo nella corsa verso la sostenibilità: la capacità globale di energia da fonti rinnovabili ha raggiunto i 4.448 GW, con una crescita annua del 15,1%.
Si tratta di un record storico, reso noto dal report Renewable Energy Statistics 2025 dell’IRENA (International Renewable Energy Agency), che fotografa un’espansione senza precedenti. Tuttavia, dietro questi numeri positivi si nasconde una realtà meno confortante: la transizione energetica non sta avanzando ovunque con la stessa velocità.
Lo scorso anno sono stati installati 585 GW di nuova capacità rinnovabile, pari al 92,5% delle aggiunte nette globali. Di questi, ben il 71% è localizzato in Asia, con la Cina a fare la parte del leone: 373 GW in un solo anno. Seguono a grande distanza India e Giappone. L’Europa ha contribuito con il 12,3%, il Nord America con il 7,8%, mentre Africa, America Centrale e Caraibi messi insieme non superano il 3%.
L’Africa in particolare ha installato appena 4,2 GW, portando la sua capacità totale a 66,9 GW. Un incremento minimo rispetto alla crescita globale, sebbene si notino segnali incoraggianti in Paesi come Egitto (+1 GW) e Sudafrica (+500 MW).
Fotovoltaico ed eolico i veri protagonisti della transizione energetica
Il motore della transizione energetica è rappresentato quasi esclusivamente da due tecnologie: solare fotovoltaico ed eolico, che insieme costituiscono il 97,5% delle nuove installazioni del 2024. In particolare:
- il fotovoltaico ha aggiunto 452 GW, grazie a costi in continua discesa e facilità di installazione;
- l’eolico ha contribuito con 113 GW, con una spinta importante dai parchi offshore, soprattutto in Europa del Nord e Cina.
Queste tecnologie stanno ridisegnando il panorama energetico globale, portando le fonti rinnovabili a rappresentare il 46% della capacità totale installata, avvicinandosi ai combustibili fossili, che oggi si fermano al 47,3%.
L’allarme di IRENA sul ritmo di crescita
Nonostante i progressi, IRENA lancia un chiaro segnale: il ritmo attuale non è sufficiente per rispettare gli obiettivi fissati alla COP28. Per arrivare a 11,2 TW entro il 2030, occorrerebbe crescere con un tasso annuo del 16,6%, superiore a quello attuale. Se si proseguisse con l’attuale media, si arriverebbe solo a 10,3 TW, con un gap di circa 1 TW rispetto all’obiettivo.
Questo significa che, pur partendo da una base solida, il mondo rischia di mancare uno degli impegni più rilevanti dell’Accordo di Parigi. Una delle criticità maggiori evidenziate dal report è la distribuzione diseguale della crescita. Le regioni in via di sviluppo — in particolare Africa, Eurasia, America Centrale e Caraibi — continuano a ricevere pochi investimenti e mancano di infrastrutture e tecnologie adeguate.
In molti casi, la mancanza di accesso al capitale è il vero ostacolo. Solo una minima parte degli investimenti globali si concentra in queste aree, creando un circolo vizioso: senza fondi non si installano impianti, e senza impianti non si attraggono nuovi capitali.
Come ha dichiarato Francesco La Camera, Direttore Generale di IRENA: “I Paesi che attraggono investimenti stanno beneficiando di maggiore sicurezza energetica, attività industriale e occupazione. Dobbiamo sbloccare capitali dove sono più necessari”.
Le sfide della transizione energetica: investimenti, equità, infrastrutture
Nonostante la crescita delle energie rinnovabili sia incoraggiante, la transizione energetica globale è ancora lontana dall’essere equa e universale. Secondo IRENA, per colmare i divari tra Paesi e rendere il cambiamento davvero sostenibile, servono azioni mirate su più fronti:
- incremento degli investimenti nei Paesi emergenti. Lo squilibrio degli investimenti rischia di lasciare indietro vaste aree del pianeta, in particolare in Africa e nei Paesi a basso reddito, dove l’accesso all’energia è ancora limitato. Serve un impegno congiunto di capitali pubblici, privati e multilaterali per colmare questo vuoto;
- snellimento delle procedure autorizzative. Un ostacolo rilevante allo sviluppo delle rinnovabili riguarda i lunghi tempi e la complessità delle autorizzazioni. In molti Paesi, i progetti vengono rallentati da iter burocratici rigidi, ostacolando l’ingresso sul mercato di nuova capacità installata. Rendere più veloci e trasparenti i processi di autorizzazione è fondamentale per accelerare la transizione;
- formazione, tecnologia e innovazione. La creazione di una filiera dell’energia pulita, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, richiede know-how locale, accesso a tecnologie moderne e competenze aggiornate. IRENA evidenzia la necessità di investire nella formazione di personale qualificato, nella ricerca applicata e nell’innovazione per favorire una crescita resiliente e duratura.
Il messaggio è chiaro: senza interventi decisi su questi tre assi – risorse, semplificazione e risorse umane – il rischio è che il futuro energetico resti prerogativa di pochi. Un approccio più solidale e strutturato, invece, potrebbe trasformare la transizione verde in un’opportunità globale condivisa.
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