Italia 1 Giga: nuovi ritardi per la banda ultra-larga? Cosa sta succedendo
Open Fiber ha rifiutato l’offerta di FiberCop per acquisire i lotti in ritardo nelle aree grigie del Piano Italia 1 Giga. Il governo valuta ora una possibile revoca. In Italia la rete FTTH è diffusa, ma resta ancora basso il numero di utenti che la utilizzano davvero.

Il 3 giugno 2025, durante il primo Consiglio di Amministrazione guidato dal nuovo presidente Enrico Cucchiani, Open Fiber ha respinto l’offerta presentata da FiberCop lo scorso 2 aprile per l’acquisizione di cinque lotti delle cosiddette “aree grigie”. La decisione, assunta all’unanimità, ha rappresentato un punto di svolta critico all’interno del Piano Italia 1 Giga, il progetto da 3,4 miliardi di euro finanziato con risorse del PNRR e finalizzato a portare la connettività a banda ultralarga a oltre tre milioni di edifici entro la scadenza del 30 giugno 2026.
Secondo quanto trapelato da fonti vicine all’azienda, il rifiuto è stato fortemente influenzato dal giudizio negativo del fondo australiano Macquarie, che detiene il 40% del capitale di Open Fiber. Anche se Cassa Depositi e Prestiti, azionista di maggioranza con il 60%, sembrava più aperta al dialogo, la valutazione finale è stata netta. Le condizioni dell’offerta sono state considerate non all’altezza, sia per le modalità economiche sia per le tempistiche irrealistiche rispetto agli obiettivi del piano.
Un piano ambizioso con tempi sempre più stretti
Il Piano Italia 1 Giga è uno dei pilastri della strategia digitale nazionale e punta a ridurre il divario infrastrutturale nelle zone meno servite, come quelle rurali o periferiche. Ma secondo gli ultimi dati forniti dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale e da fonti del mercato, solo il 50% degli edifici previsti è stato effettivamente cablato. A destare maggiore preoccupazione è proprio lo stato di avanzamento dei lotti assegnati a Open Fiber, che avrebbe in carico circa 2,2 milioni di edifici, risultando in ritardo rispetto alla tabella di marcia. FiberCop, invece, si mostra in una posizione relativamente più avanzata, avendo ottenuto 7 lotti rispetto agli 8 di Open Fiber.
La mancata cessione dei lotti in difficoltà rischia di compromettere il rispetto delle scadenze europee e nazionali, mettendo a rischio l’utilizzo completo dei fondi del PNRR. Il termine ultimo per completare l’intervento è fissato a giugno 2026, ma molti osservatori ritengono già oggi molto difficile rispettare quella deadline senza un intervento correttivo o una redistribuzione degli sforzi tra i due operatori.
Cosa sono le aree grigie?
In Italia, il territorio è suddiviso in tre tipologie di aree in base al livello di copertura della rete: bianche, grigie e nere.
Cosa sono le aree grigie
Le aree grigie sono quelle in cui è presente un solo operatore e dove, secondo le previsioni ufficiali, non è atteso l’arrivo di altri investimenti nei tre anni successivi. Sono zone, dunque, non completamente sprovviste di rete, ma in cui la concorrenza è assente e la qualità del servizio è spesso insufficiente. Proprio per questo, rappresentano una priorità strategica nella realizzazione di una rete nazionale equa e capillare.
All'interno del piano Italia 1 Giga, Open Fiber si è aggiudicata una parte significativa degli interventi in queste aree, con una copertura potenziale di quasi 4 milioni di civici. Tuttavia, la complessità operativa di alcune di queste zone ha generato ritardi significativi.
I motivi dietro il rifiuto
Il no di Open Fiber all’offerta di FiberCop si fonda su almeno tre criticità principali:
- valutazione economica: il modello di calcolo proposto da FiberCop — basato sui costi sostenuti più un conguaglio legato alle linee attivate — è stato ritenuto non conforme agli standard utilizzati in operazioni simili. Macquarie ha definito la proposta “non ricevibile” e “priva di criteri di mercato trasparenti”.
- Tempistiche non realistiche: l’offerta includeva una dilazione nei pagamenti su cinque anni, una condizione difficile da accettare in un contesto in cui la rapidità di esecuzione è cruciale per il rispetto delle scadenze del PNRR.
- Penali sproporzionate: FiberCop avrebbe previsto penali rigide in caso di inadempienze, un vincolo considerato eccessivo e poco flessibile.
Nonostante il rifiuto, Open Fiber ha comunque ribadito la propria disponibilità a collaborare con il Dipartimento per la Trasformazione Digitale per individuare soluzioni alternative. Ma al momento, l’unico punto fermo è l’interruzione delle trattative con FiberCop.
Quali scenari si aprono adesso?
Il governo potrebbe decidere di procedere alla revoca dei lotti affidati a Open Fiber. L’ipotesi è stata avanzata pubblicamente anche dal ministro per gli Affari europei e il PNRR, Tommaso Foti, il quale ha lasciato intendere che, in assenza di progressi concreti, il governo non esiterà a riconsiderare l’affidamento originario. Tuttavia, una revoca aprirebbe la strada a una battaglia legale potenzialmente lunga e complessa, che potrebbe paralizzare l’intero progetto.
Una seconda ipotesi in discussione è la cessione dei lotti tramite scorporo di ramo d’azienda, ma questa soluzione richiederebbe una valutazione accurata degli asset, il consenso degli azionisti e tempi che, allo stato attuale, sembrano troppo ristretti.
Lo stato della rete in Italia
Secondo l’ultima rilevazione AGCOM, al quarto trimestre del 2024 la copertura della fibra ottica FTTH (Fiber To The Home) ha raggiunto il 70,7% delle famiglie italiane, con una copertura di rete disponibile in oltre l’89% dei comuni. Ma il vero nodo resta il divario tra infrastruttura e utilizzo: solo il 27,3% degli accessi da rete fissa avviene realmente su fibra ottica, a causa di ostacoli economici, culturali o tecnici. In alcune regioni del Sud, poi, l’adozione risulta ancora più lenta, nonostante le infrastrutture siano state completate.
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