Il Piano Banda Ultra Larga è quasi completo: gli ultimi aggiornamenti
Con il Piano BUL quasi completato, il Paese entra nella fase decisiva della trasformazione digitale: più fibra nei Comuni, nuovi cavi internazionali, fondi dedicati alle aree grigie e soluzioni ibride per quelle remote. Resta centrale il tema della gestione sicura dei dati pubblici.

L’Italia è vicina a uno dei suoi più grandi obiettivi infrastrutturali: la realizzazione quasi completa del Piano Banda Ultra Larga, il progetto nazionale che punta a dotare il Paese di reti digitali avanzate e capillari. Secondo quanto annunciato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, il piano raggiungerà il 98% di completamento entro il prossimo mese, segnando un passaggio storico per la trasformazione digitale del Paese. Le risorse del PNRR hanno accelerato in modo decisivo interventi che, per complessità e ampiezza, rappresentano una delle opere più strategiche dell’ultimo decennio.
Cos’è il Piano Banda Ultra Larga
Il Piano BUL nasce con l’obiettivo di garantire a cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni una connessione stabile e ad altissima velocità su tutto il territorio nazionale. Si tratta di un progetto pluriennale che punta a ridurre il divario digitale fra aree urbane, zone rurali e borghi più isolati, assicurando una copertura omogenea e tecnologie di rete competitive a livello europeo. La posa della fibra ottica rappresenta il cuore del programma: collegare scuole, municipi, strutture sanitarie e famiglie significa garantire servizi moderni, velocità di download elevate e una maggiore affidabilità delle connessioni.
Oggi l’Italia si avvicina al traguardo più ambizioso: costruire una delle reti più performanti al mondo, grazie alla convergenza fra infrastruttura digitale, rete elettrica avanzata e nuovi cavi sottomarini che stanno ridisegnando i flussi globali dei dati.
L’avanzamento dei lavori e la spinta del PNRR
L’annuncio del 98% di completamento arriva mentre proseguono i cantieri della fibra ottica sul territorio. Migliaia di Comuni stanno ultimando la posa dei cavi e molte regioni hanno quasi concluso gli interventi finanziati dal PNRR. L’Italia sta inoltre diventando un punto strategico di approdo dei cavi sottomarini che collegano l’Europa con l’Africa e l’Asia: un vantaggio infrastrutturale che potrebbe renderla un hub tecnologico di riferimento nel Mediterraneo.
Per il governo, la rete digitale non è solo un’infrastruttura di comunicazione, ma la base per attirare investimenti nei campi dell’intelligenza artificiale, del quantum computing e dei data center. Come ricordato dal ministro Urso, i dati sono “il nuovo petrolio” e la competitività del Paese dipenderà sempre più dalla capacità di gestirli, elaborarli e proteggerli.
Dati sensibili e sovranità digitale: il nodo della sicurezza
Accanto ai progressi infrastrutturali emerge tuttavia un tema critico: la gestione dei dati. All’assemblea Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani), il CEO di Fastweb+Vodafone, Walter Renna, ha evidenziato come la transizione digitale passi anche dalla protezione delle informazioni sensibili detenute dalle amministrazioni locali. Anagrafe, trasporti, servizi sociali: si tratta di dati che non possono finire in server fuori dall’Italia senza precise garanzie.
Il rischio, spiega Renna, è che informazioni strategiche vengano elaborate in Paesi extra-europei, con possibili implicazioni sulla privacy e sulla sicurezza nazionale. Da qui la necessità di un maggiore controllo pubblico, di infrastrutture cloud nazionali e di un approccio al “sovranismo digitale” in linea con quello già intrapreso da altri Paesi europei.
Il dialogo con Bruxelles e la revisione del PNRR
Il completamento del Piano BUL coincide con il percorso di revisione del PNRR. A fine settembre il Governo ha approvato il pacchetto di modifiche, dopo una riunione di coordinamento dedicata al monitoraggio dell’avanzamento del Piano, inviando a Bruxelles la proposta di modifica, e dalla Commissione è arrivato un primo via libera tecnico.
Tra le novità spicca la creazione del Fondo Nazionale Connettività, uno strumento finanziario che integrerà il progetto “Italia a 1 Giga” per garantire la copertura delle aree grigie, ovvero quelle zone dove oggi coesistono più operatori ma la qualità del servizio non è ancora adeguata agli standard fissati per il 2030.
Cosa resta da fare: nuovi piani e coperture mirate
Nonostante l’avanzamento, alcuni tratti della rete richiedono ancora interventi mirati. Open Fiber ha confermato di poter coprire oltre 700 mila civici entro la scadenza del 2026, ma ne rimarranno altri 700 mila circa da gestire. Per colmare il gap, il governo utilizzerà le economie generate dai progetti già avviati, programmando due nuovi piani:
- un primo intervento destinato a raggiungere circa 580.000 civici, con orizzonte temporale prolungato fino al 2030;
- un secondo piano, da 145 milioni di euro, che utilizzerà una soluzione ibrida fibra–satellite, già testata in Lombardia, ideale per le aree più remote.
Con il Piano BUL vicino al traguardo, l’Italia entra nella fase decisiva della sua trasformazione digitale. La sfida ora è consolidare quanto costruito, garantire sicurezza ai dati pubblici e privati, e rendere la rete un motore per la crescita, l’innovazione e l’attrazione di investimenti ad alto contenuto tecnologico.
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