Gas in Sardegna: cosa prevede il nuovo decreto e quali sono i vantaggi per gli utenti
Dopo anni di isolamento energetico, la Sardegna punta su rinnovabili e interconnessioni. Il Tyrrhenian Link garantisce stabilità alla rete, il DPCM energia apre la strada agli investimenti. Il gas rimane solo un attore marginale, usato quando non ci sono alternative.

La Sardegna è al centro di una trasformazione energetica senza precedenti. Per decenni l’isola è rimasta ai margini delle grandi reti nazionali, senza metano e con un sistema elettrico fragile, isolato dal continente. Oggi però lo scenario cambia: la firma del DPCM che fissa la rotta della decarbonizzazione e l’arrivo del Tyrrhenian Link, il più lungo cavo sottomarino mai realizzato nel Mediterraneo, disegnano un futuro in cui il gas avrà un ruolo sempre più marginale e le rinnovabili diventeranno protagoniste.
Il gas naturale non ha di fatto mai avuto un ruolo centrale in Sardegna, unica regione italiana senza una rete metanifera diffusa. Negli ultimi anni, l’idea di colmare questo “vuoto” con rigassificatori galleggianti a Porto Torres e Oristano ha diviso l’opinione pubblica: per alcuni erano strumenti indispensabili per dare respiro alle industrie, per altri rischiavano di vincolare l’isola a infrastrutture costose e di breve durata. Una discussione che oggi appare meno pressante, visto che la traiettoria energetica sarda punta altrove.
Cosa stabilisce il DPCM energia: il ruolo del Tyrrhenian Link
Il recente Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri ha segnato una svolta politica. Proposto da tre ministeri (Ambiente e Sicurezza energetica, Imprese e Made in Italy, Infrastrutture e Trasporti), consente alla Sardegna di avviare opere fondamentali per decarbonizzare la produzione e l’uso di energia. Dalle autorizzazioni per impianti fotovoltaici ed eolici al rafforzamento delle reti, fino agli accumuli: il provvedimento definisce la cornice in cui l’isola dovrà muoversi nei prossimi anni.
Il vero spartiacque è però il Tyrrhenian Link, un’opera da oltre 3,7 miliardi di euro che unirà la Sardegna alla Sicilia e alla Penisola con 970 km di cavi sottomarini ad alta tensione in corrente continua. L’infrastruttura sarà composta da due tratte – Est (Campania-Sicilia) e Ovest (Sicilia-Sardegna) – e potrà trasportare fino a 1000 MW di potenza per tratta.
Per la Sardegna significa la fine dell’isolamento energetico, perché il collegamento consentirà di integrare la produzione rinnovabile con quella nazionale, bilanciare domanda e offerta e ridurre drasticamente i rischi di blackout. Inoltre permetterà di abbandonare definitivamente il carbone e limitare al minimo il ricorso al gas, che resterà utile solo in settori industriali o in situazioni di emergenza.
Il Tyrrhenian Link non è solo un’infrastruttura tecnica, ma una scelta strategica: inserisce l’isola in una rete elettrica europea interconnessa, abbassando i costi, aumentando la sicurezza e rendendo praticabile l’obiettivo di un sistema 100% rinnovabile.
Perché il gas non guiderà la transizione
In questo contesto, il gas non può essere il motore della transizione, ma potrà al massimo diventare un supporto temporaneo per industrie con esigenze specifiche o come riserva nei momenti di picco. La strada è quindi segnata: investire oggi in infrastrutture fossili significherebbe trovarsi domani con impianti già obsoleti, mentre il resto d’Europa corre verso la neutralità climatica.
La Sardegna deve fare i conti con una domanda elettrica in aumento: entro il 2030 potrebbe crescere di circa 8 TWh, trainata dall’elettrificazione dei trasporti, delle case e di parte dell’industria. Per coprire questo fabbisogno occorre decidere rapidamente se scommettere sul gas o accelerare sulle rinnovabili.
Lo studio
Lo studio “Analisi di possibili traiettorie per la transizione energetica in Sardegna”, elaborato dal Politecnico di Milano, Università di Cagliari e Università di Padova, indica la strada: entro il 2030 l’isola può produrre tutta la sua elettricità da fonti rinnovabili, a patto di installare 5,6 GW di fotovoltaico, 3 GW di eolico e sistemi di accumulo da 14 GWh. A rendere credibile questo scenario è proprio il Tyrrhenian Link, che consentirà di gestire i flussi energetici in eccesso o in deficit integrando l’isola al mercato nazionale.
Verso il 2030 e oltre: cosa fare adesso
La Sardegna ha davanti a sé una sfida epocale. I prossimi cinque anni saranno decisivi, perché ogni ritardo significherà pagare costi più alti e restare ancorati a modelli superati.
Ecco le priorità indicate da analisti e istituzioni:
- accelerare rinnovabili e comunità energetiche – fotovoltaico, eolico, anche offshore, diffusi sul territorio;
- rafforzare reti e accumuli – con infrastrutture robuste e sistemi di stoccaggio per garantire continuità;
- limitare il gas a usi industriali specifici – evitando investimenti in nuove reti fossili;
- stabilire politiche tariffarie eque – che favoriscano famiglie e imprese nella transizione;
- favorire il coinvolgimento sociale e politico – perché la transizione energetica richiede consenso oltre che tecnologia.
Con il Tyrrhenian Link, il DPCM energia e la spinta delle rinnovabili, la Sardegna può diventare il primo laboratorio europeo di decarbonizzazione integrale. Un’isola che da fanalino di coda dell’infrastrutturazione energetica si trasforma in avanguardia della transizione.
Le offerte gas di settembre 2025
Leggi le nostre Linee guida Editoriali