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Energia elettrica, il solare supera il carbone nella produzione UE

Il solare sorpassa, per la prima volta, il carbone fossile nella produzione di energia elettrica in UE. La fotografia relativa al 2022 è contenuta nel rapporto di Eurostat. Consumo ai minimi anche nel 2023. Cosa sapere e come trovare un preventivo fotovoltaico conveniente per la tua casa a settembre 2024.

A cura di: Paolo Marelli
A cura di: Esperto di prodotti finanziari, mercati energetici e telefonia
Tempo di lettura 2 minuti
Pubblicato il 09/09/2024
pannello fotovoltaico in primo piano con un sole che brilla sullo sfondo
Il solare ha superato il carbone nella produzione di energia in UE

Cambio di passo in Europa. Nel 2022, per la prima volta, si è prodotta più energia elettrica dal solare che non dal carbone fossile. Una svolta considerata “storica” e un traguardo destinato ad essere replicato anche nel 2023, visto che produzione e consumo di carbone nell’UE sono in discesa verso i livelli minimi mai registrati.

Eccola la fotografia della transizione green nel Vecchio Continente scattata da Eurostat, l’Ufficio Statistico dell’Unione Europea. E se anche tu vuoi fare la tua parte in questa “rivoluzione verde” che parte da Bruxelles, il primo passo da compiere è quello di dotare la tua casa di un impianto fotovoltaico chiavi in mano.

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Sorpasso del solare sul carbone fossile in Europa nel 2022

Eurostat certifica che, nel 2022, l’energia solare ha superato per la prima volta il carbone fossile nella produzione di elettricità nell’UE. E a confermarlo ci sono i numeri: l’apporto del solare è stato di 210.249 GWh sulla produzione totale di elettricità in Europa, contro i 205.693 GWh del carbon fossile.

Gli unici due Paesi tra i 27 Stati membri a produrre ancora carbon fossile sono la Polonia e la Repubblica Ceca. Tuttavia, solo in Polonia, questa fonte ha ancora un ruolo di primo piano nel mix energetico: con una quota del 43%, è la prima fonte di elettricità del Paese.

A differenza della Polonia, negli altri Paesi del Vecchio Continente, il carbon fossile incide per meno del 15% nella produzione di elettricità.

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Su le importazioni di carbon fossile, ma non dalla Russia

Volgendo invece il focus sul tasso di dipendenza dalle importazioni di carbon fossile, nel 2022 l’Europa ha fatto segnare il suo punto più alto, con il 74,4%.

Questo balzo all’insù di 15 punti percentuali rispetto al 2021 è in parte da attribuire, spiegano da Eurostat, all’urgenza con cui i Paesi UE hanno cercato di accumulare scorte in conseguenza all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e alle successive sanzioni comminate da Bruxelles al Cremlino.

Infatti, nel 2022, i Paesi UE hanno immesso 9 milioni di tonnellate di carbone fossile nelle loro scorte, “il primo accumulo di scorte dal 2019 e il più alto dal 2008”, fanno sapere gli analisti dell’Ufficio Statistico dell’Unione europea.

Nonostante il picco nel 2022, il tasso di dipendenza dalle importazioni di carbon fossile dei Ventisette è rimasto comunque inferiore a quello del petrolio e del gas naturale (entrambi superiori al 97%).

Sempre nel 2022, la Russia è stata il principale fornitore di carbon fossile dell’UE (24%), davanti a Stati Uniti (18%) e Australia (17%). Tuttavia, dopo l’entrata in vigore del divieto di importazione di carbon fossile dalla Russia (ad agosto 2022), gli acquisti da Mosca hanno registrato un tonfo del 45% rispetto al 2021.

Produzione e consumo di carbone nell’UE ai minimi storici nel 2023

Analizzando i dati preliminari a disposizione di Eurostat, emerge che nel 2023 la produzione e il consumo di carbone nei Paesi UE sono scesi ai livelli più bassi mai registrati, raggiungendo rispettivamente 274 milioni di tonnellate (-22% rispetto all'anno precedente) e 351 milioni di tonnellate (-23%).

“Con una diminuzione di oltre 100 milioni di tonnellate nel consumo di carbone, questa sembra essere una delle maggiori diminuzioni annuali storiche osservate per questo combustibile nell’UE”, certificano da Eurostat. Nel 2023, la Germania (37%) e la Polonia (27%) sono stati i principali consumatori di carbone nell’UE, con una quota di quasi due terzi.

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