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Crisi energetica: italiani pronti alla spending review domestica

Il 57 per cento degli italiani ha difficoltà con l’affitto e il 26 per cento pensa di sospenderne il pagamento. Sono il 33 per cento i cittadini che potrebbero non coprire le spese per le utenze entro Natale. Crisi che ha già spinto il 68 per cento delle famiglie ad adottare la spending review.

Pubblicato il 05/10/2022
casa disegnata con all'interno tutte le voci di spesa domestiche
Effetti della crisi energetica sui bilanci delle famiglie

I segnali che la vita quotidiana degli italiani sta diventando sempre più difficile si moltiplicano: l’inflazione riduce il loro potere di acquisto, con effetti esponenziali perché non è compensata da retribuzioni che si muovono nello stessa direzione.

Già più della metà delle famiglie ammette di avere difficoltà a pagare l’affitto ed entro Natale un italiano su tre potrebbe non essere più in grado di pagare le bollette di luce e gas. Uno quadro così incerto che sta spingendo molte famiglie a rivedere le proprie spese, facendo maggiore attenzione a ridurre i consumi e a rinunciare ad acquisiti ritenuti superflui. I tagli, per ora, non toccano il ‘food’ poiché gli italiani non sembrano disposti a rinunciare alla qualità del cibo, nonostante la crisi economica.

L’inflazione è il problema più grave

È quanto emerge dal ‘Rapporto Coop 2022 – Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani’, redatto dall’Ufficio Studi di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori) in collaborazione con Nomisma. La ricerca è dedicata a interpretare i cambiamenti che hanno trasformato lo scenario mondiale nell’ultimo anno e a capirne l’impatto sulla quotidianità degli italiani.

In primis bisogna avere il quadro generale: per l’Italia si attende una crescita del PIL del 3,2% per quest’anno e dell’1,3% per il prossimo. Tuttavia, in presenza di uno scenario avverso globale, Banca d’Italia non esclude una virata in negativo (-2%) nel 2023. Quello che più preoccupa è l’inflazione, che nel Paese è arrivata all’8,4%, record dal 1985. Per alcuni segmenti si va addirittura più indietro nel tempo: il rincaro delle spese di casa e utenze, per esempio, torna ai livelli del 1980 e quello dei trasporti al 1984. Insomma, l’Italia, come il resto dell’Europa, paga la sua doppia dipendenza dall’area della guerra (il gas russo e le materie prime alimentari da Ucraina e Russia).

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Risparmiare non basta più

La corsa dei prezzi ha un effetto perverso sul potere d’acquisto di tutti gli italiani: si prevede, infatti, che quest’anno la perdita media del potere d’acquisto per le famiglie si attesti a 2.300 euro. C’è tuttavia da rilevare che più si è soli e più il caro vita tende a pesare. I numeri rivelano che il problema bollette è in cima alle preoccupazioni di tutti e, in vista delle stagioni più fredda, rappresenta un macigno sulle famiglie già a corto di ossigeno.

Il 57%, infatti, dichiara già oggi di essere in difficoltà a rispettare l’impegno dell’affitto e il 26% pensa di sospenderne o rinviarne il pagamento. Inoltre, sono il 33% gli italiani potrebbero non coprire le spese per le utenze per Natale. Essere quindi le formiche d’Europa e risultare ultimi nella classifica di chi dichiara di spendere di più per godersi il presente (lo sostiene il 40% degli italiani a fronte del 46% degli inglesi e del 44% di tedeschi e francesi) non basta più.

Il 68% delle famiglie già parsimoniose

E allora via alla spending review domestica, con molte famiglie che hanno già iniziato (il 68% hanno iniziato prima dell’estate e il 17% ha intenzione di farlo in autunno) a prendere provvedimenti in materia di risparmio energetico: in questo senso, il 41% degli italiani si dichiara già molto attento ad accendere le luci il meno possibile, il 30% è già consapevole di dover ridurre il riscaldamento domestico e molte sono le persone già abituate a un uso più razionale degli elettrodomestici.

L’impegno sarà quotidiano e, oltre ai grandi capitoli di spesa, interesserà - secondo l’analisi – soprattutto il superfluo d tutti i giorni (dal bar ai ristoranti, dall’abbigliamento all’intrattenimento) e comporterà anche il rinvio di viaggi e vacanze e il posticipo degli acquisti di prodotti tecnologici e arredo.

L’Italia si scopre così vulnerabile, con la classe media sempre più in difficoltà, una parte che rimane indietro (24 milioni nel 2022 hanno sperimentato almeno un disagio) e una netta crescita dell’area della povertà (+6 milioni nell’ultimo anno). Tutto questo mentre il lavoro, nel nostro Paese, è sempre più povero e, di conseguenza, lavorare non basta più. Infatti, nel confronto tra costo della vita e stipendi medi, l’Italia è il fanalino di coda tra le principali economie europee, con un salario del 33% più basso di quello dei tedeschi, per esempio, che hanno un costo della vita equiparabile a quello italiano, mentre guadagniamo come gli spagnoli che hanno un costo della vita del 19% inferiore. Ecco perché un occupato su cinque tra coloro che hanno contratti part time è oggi a rischio povertà (era uno su sei nel 2010) e un dipendente su 10 full-time corre lo stesso rischio. In numeri, oggi sono 900 mila i lavoratori italiani che guadagnano meno di mille euro al mese, il doppio rispetto a 15 anni fa.

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A cura di: Fernando Mancini

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