Carburanti: effetto rincari nelle tasche degli italiani
Il marcato rincaro delle materie prime, scattato con lo scoppio della guerra in Ucraina, ha spinto l’inflazione italiana al 5,7 per cento, massimi dal 1995. Fnaarc chiede un’azione concertata Ue contro la speculazione, mentre la spesa degli italiani è aumentata del 13,7% in meno di un mese.

Gli effetti della guerra in Ucraina si stanno facendo sentire in modo sempre più pesante nelle tasche dei consumatori. La spesa settimanale di una famiglia di quattro persone, dopo poco meno di un mese dall’inizio del conflitto, è aumentata del 13,7% rispetto al 2021.
Dal gas ai carburanti, dalla farina ai mangimi animali, dai concimi ai metalli: sugli italiani si è scatenata una tempesta perfetta, con l’inflazione - certificata dall’Istat – salita al 5,7%, livello che non si vedeva dal 1995. L’Osservatorio Nazionale Federconsumatori (Onf) ha aggiornato le stime complessive degli aggravi a carico delle famiglie a +2.354,98 euro annui. Ma quello che più preoccupa è che questa fiammata dei prezzi ha interessato, in particolare, un paniere di beni ritenuti “essenziali” per una famiglia tipo (2 adulti e 2 ragazzi), il cui costo oggi ammonta a 378,28 euro a settimana, con incremento del 13,7% tendenziale. Da qui lo sforzo delle famiglie di cercare tutti i modi per poter risparmiare, a cominciare dal fronte delle tariffe energetiche.
L’impennata dei prezzi dei beni essenziali
Le voci che sono aumentate in modo più marcato sono la benzina (+42%), luce e gas (+36%), frutta e ortaggi freschi (+28%), carne e uova (+21%), nonché pane e pasta (+10%). Le associazioni a difesa dei consumatori chiedono che il Governo intervenga in modo più deciso, non solo sul fronte delle tariffe di luce e gas, ma anche sui carburanti, azzerando le accise e abbassando le tasse, provvedimento che produrrebbe l’automobilista un risparmio di 1.102 euro l’anno. Lo Stato, chiede Federconsumatori, dovrebbe intervenire anche per contrastare l’eventuale speculazione sui prezzi che, direttamente e indirettamente, sta menomando la crescita economica. Un rischio individuato anche dagli analisti della CGIA, secondo cui il pericolo che la nostra economia stia scivolando verso la stagflazione (stagnazione economia assieme a un’inflazione molto alta) non è immediato ma è molto elevato.
Rischio stagflazione con escalation delle commodity
A preoccuparli è soprattutto l’escalation dei prezzi delle principali materie prime registrata a seguito dell’invasione, che ha determinato seri problemi a quasi tutti i settori produttivi, molti dei quali erano già fiaccati dagli effetti della pandemia, che aveva già contribuito a diminuire enormemente l’offerta di una buona parte di questi materiali.
Delle commodity monitorate, nei primi quindici giorni dallo scoppio della guerra, quella che ha subito la variazione di prezzo più importante è stato il nickel (+93,8 per cento). A ruota seguono il gas (+48 per cento), il granoturco (+30,3 per cento), il frumento tenero (+29,2 per cento), l’acciaio (+25,1 per cento) e il petrolio (+16,3 per cento). Segnano invece variazioni negative il piombo (-1,3 per cento) e lo stagno (-2,1 per cento). L’effetto a cascata della guerra è destinato ad allargarsi in tutti i settori economici.
Azione concertata Ue contro la speculazione
Contro il caro-carburante il Governo ha fatto troppo poco. Lo dice Alberto Petranzan, presidente della federazione degli agenti e rappresentanti di commercio (Fnaarc), che chiede un’azione Ue: è in atto, ha affermato, una speculazione ingiustificata contro la quale occorre un’authority Ue che sia immediatamente operativa per calmierare i costi e intervenire sulle anomalie dei mercati.
Sul settore, per il quale l’auto è un vero e proprio ufficio (con una media annua di oltre 60mila chilometri percorsi), il rincaro del carburante incide in modo significativo: tra i 4 e 5mila euro in più sull’attività, con i margini già assottigliati per l’aumento dei costi e il calo delle vendite. Per questo, secondo Petranzan, il taglio delle accise non è sufficiente a causa degli importanti rialzi visti negli ultimi giorni, ma riporta la situazione a quando i carburanti costavano 15/20 centesimi in meno.
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