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Aumenti tariffari: quanto servono gli interventi del Governo?

Nel primo trimestre le imprese saranno chiamate a pagare, rispetto al 2019, circa 14,7 miliardi di euro in più di energia elettrica e gas. Gli interventi del Governo per limitare gli effetti del caro bolletta sono considerati insufficienti per aiutare il sistema produttivo.

A cura di: Fernando Mancini
A cura di: Esperto di prodotti finanziari
In qualità di giornalista, ha lavorato per oltre 30 anni presso l’agenzia di stampa Radiocor, collaborando con ‘Il Sole 24 Ore’ e ‘Radio 24’. Appassionato di Finanza, collabora con Gruppo MutuiOnline, oggi Moltiply Group.

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Tempo di lettura 2 minuti
Pubblicato il 24/02/2022
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Effetti del caro bollette sulle imprese

Le prossime bollette riserveranno agli italiani vere e proprie stangate: tutto come ampiamente lasciava prevedere la fiammata accusata negli ultimi mesi, sul mercato all’ingrosso, dai prezzi del gas e della luce. Saranno così salate che, con tutta probabilità, molti cittadini ricorreranno ai pagamenti dilazionati sfruttando il provvedimento ad hoc deciso dal Governo. Il problema non riguarderà solo le famiglie, ma è destinato ad avere importanti ripercussioni su tutto il sistema Paese.

Gli analisti della CGIA di Mestre, che hanno dato un’occhiata alla portata di questi effetti, stimano che nel primo trimestre le imprese saranno chiamate a pagare, rispetto al 2019 (ultimo anno al netto della pandemia), 14,7 miliardi di euro in più di energia elettrica e gas. Gli interventi del Governo, limitati a 1,7 miliardi, sono dunque poca cosa davanti a un extra costo di 13 miliardi di euro.

Insufficienti anche le misure ancora da definire

Gli esperti nutrono dubbi anche davanti al più recente annuncio del Presidente del Consiglio, il quale ha anticipato che il Governo sta mettendo a punto un intervento di più ampia portata per calmierare i prezzi delle bollette a famiglie, imprese e Amministrazioni pubbliche. Secondo le anticipazioni queste misure dovrebbero aggirarsi attorno ai 5-7 miliardi di euro. Certamente, sostengono, in termini assoluti questa è una cifra elevatissima ma, anche se fosse confermata, sarebbe palesemente del tutto insufficiente a mitigare i rincari che, in particolar modo le imprese, subiranno in questi primi tre mesi dell’anno. Gli effetti sul sistema produttivo, sulle imprese e sui consumi sarebbero devastanti. Non sono esclusi interruzioni di alcune attività, mentre molti italiani stanno studiando come tamponare l’emergenza, se è il momento di passare al mercato libero o rimanere al servizio di miglior tutela.

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I settori energivori i più a rischio di blackout

Le accelerazioni dei prezzi, che in alcuni casi sfiorano anche il 400 per cento, mettono a rischio soprattutto i settori energivori. Per quanto riguarda il gas, gli esperti della CGIA segnalano le difficoltà che già colpiscono i comparti della ceramica, del vetro, del cemento, della plastica, dei laterizi, la meccanica pesante, la chimica e l’alimentazione. Per quanto concerne il mercato dell’energia elettrica, invece, rischiano il blackout le acciaierie/fonderie, l’alimentare, il commercio (negozi, botteghe, centri commerciali e simili), alberghi, bar-ristoranti, altri servizi (come cinema, teatri, discoteche, lavanderie). Le difficoltà sono tali che, interessando tanti distretti produttivi e l’export, mettono a rischio l’economia dell’intero Paese.

In difficoltà anche trasporti e agricoltura

Le ripercussioni del rincaro dei prodotti energetici si fanno sentire anche nel settore dei trasporti (tir, pescherecci) e, di riflesso, sulle merci. Il gasolio per autotrazione, ad esempio, ha subito nell’ultimo anno un aumento di prezzo di oltre il 22 per cento. Un’impennata che, secondo gli esperti, potrebbe costringere molti settori a fermare l’attività. Infatti, l’autotrasporto la pesca e l’agricoltura hanno già manifestato grande disappunto per la mancanza di interventi da parte del Governo. Il loro fabbisogno è immediato e i 5-7 miliardi di aiuti ipotizzati in questi giorni non sono sufficienti per calmierare il caro bollette: pertanto, secondo gli esperti, non ci sono alternative se non recuperare in fretta risorse sufficiente per evitare il tracollo del sistema.

Nuove risorse con nuovo scostamento di bilancio

Secondo la CGIA non c’è tempo da perdere, l’attuale situazione non permette di aspettare i tempi per arrivare a una minore dipendenza di energia dall’estero, per aumentare la nostra produzione di gas e per beneficiare degli investimenti nelle fonti rinnovabili. O salviamo le aziende, recuperando le risorse tramite un nuovo scostamento di bilancio, altrimenti molte saranno destinate a chiudere o, nella migliore delle ipotesi, a ridurre drasticamente gli organici. Certo, l’obiezione di chi sostiene che siamo troppo indebitati e non possiamo farlo ulteriormente è legittima. Ma è altrettanto legittimo segnalare che i soldi che risparmiamo, evitando di approvare aiuti importanti, saremo chiamati a spenderli nella Cig o nell’indennità di disoccupazione.

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