Addio al bonus caldaie a gas: novità sugli incentivi fiscali dal 2025
Un altro passo per allineare la legislazione italiana alla direttiva comunitaria Case Green. Dal 2025 scatta il divieto di qualsiasi forma di incentivazione per l’acquisto di caldaie a metano, a cominciare da quelle a condensazione presenti nelle case indipendenti.

Arriva una nuova stretta per i bonus legati all’ambito immobiliare. Un emendamento approvato dalla commissione di Bilancio della Camera ha eliminato la possibilità di ottenere agevolazioni fiscali per l’acquisto di caldaie a combustibile fossile.
Cosa cambia con il nuovo emendamento
A partire dal 2025 non potranno più esservi benefici fiscali legati ad esempio alle caldaie a condensazione per l’erogazione di acqua calda sanitaria e riscaldamento per le case indipendenti. Nell’emendamento si parla di “esclusione degli interventi di sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale con caldaie uniche alimentate a combustibili fossili” dalle varie detrazioni fiscali.
Restano incentivi, invece, sugli apparecchi ibridi, come quelli che mettono insieme caldaie e pompe di calore, controllate da una centralina unica. Saranno essenziali per il nuovo sistema di agevolazioni. Così come sarà decisiva l’elettrificazione dei riscaldamenti e l’utilizzo delle pompe di calore, che la direttiva cita in più passaggi.
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Gli obiettivi della direttiva Case Green
La novità è in linea con la direttiva comunitaria Case Green, che fissa il divieto di qualsiasi forma di incentivazione per l’acquisto di caldaie a metano a partire dal 2025 e la progressiva eliminazione di questi impianti dal 2040.
La direttiva, approvata in via definitiva all’inizio del 2024 dopo lunghe trattative a livello Ue, stabilisce che ogni Stato membro dovrà adottare un piano nazionale per la riduzione progressiva del consumo di energia degli edifici residenziali: l’obiettivo è un taglio del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035.
Entro il 2050 il parco immobiliare dovrà arrivare a emissioni zero. Quindi la scelta concreta delle misure da adottare non potrà essere fissata dall’alto. L’unico vincolo sarà garantire che almeno il 55% della riduzione del consumo medio di energia primaria sia ottenuto attraverso la ristrutturazione degli edifici con le peggiori prestazioni, quelli più energivori.
Tagli alle detrazioni in ambito immobiliare
Al di là delle disposizioni europee, c’è da dire che anche a livello nazionale è in corso una ridefinizione dei bonus, con l’obiettivo principale di contenere l’esborso per le casse pubbliche. In primo luogo, si va verso l’addio al Superbonus. Dopo essere stato a più riprese complicato l’accesso ai benefici fiscali, in particolare con l’eliminazione della cessione del credito e dello sconto in fattura, dal 2025 scatta il taglio alla detrazione, dal 70 al 65% (fino a due anni fa il beneficio ammontava al 110%) della spesa sostenuta.
A queste condizioni, è difficile che vi sia interesse da parte dei consumatori a fronte dell’enorme burocrazia richiesta, a differenza dei bonus più tradizionali. Per altro, è stato introdotto un aggravio per chi ha già usufruito del Superbonus. Infatti, vengono aggiornate al rialzo le rendite catastali, tenendo conto del beneficio economico ottenuto da chi ha potuto già concludere la ristrutturazione energetica, una platea stimata in circa 400 mila immobili (ma il numero dei contribuenti coinvolti è molto più elevato, considerando che nella stragrande maggioranza dei casi i lavori hanno riguardato dei condomini).
Dal bonus ristrutturazione al bonus mobili: ecco cosa cambia
Il bonus ristrutturazione viene confermato al 50%, ma esclusivamente per la prima casa (quella adibita ad abitazione), mentre per gli altri immobili scende al 36%. Il massimale di spesa agevolabile resta a 96 mila euro per la prima, mentre viene dimezzato a 48 mila negli altri casi.
Nessuna modifica, invece, per il bonus mobili: è stato confermato per il 2025 lo sconto fiscale del 50% per l’acquisto di beni fino a una spesa massima di 5 mila euro. La detrazione può essere attivata su una serie di acquisti effettuati nel corso dell’anno, che comprendono mobili e apparecchi di grande dimensione come frigoriferi, lavatrici e congelatori, solo per citare quelli più comuni. È comprensivo delle eventuali spese di trasporto e montaggio e deve essere ripartito in dieci quote annuali di pari importo.
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