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Tariffe a 28 giorni: la bocciatura arriva anche dai giudici di Milano

Pubblicato il 23/06/2018
Tariffe a 28 giorni: la bocciatura arriva anche dai giudici di Milano

Il ritorno alla fatturazione mensile non è servito a chiudere la vicenda delle bollette a 4 settimane, che si arricchisce di un nuovo provvedimento contro le compagnie telefoniche. Dopo lo stop dell’AGCOM (Autorità Garante delle Comunicazioni), arriva anche quello dei giudici: l’undicesima sezione civile del Tribunale di Milano ha accolto le richieste del Movimento Consumatori contro Telecom Italia, Fastweb e Wind Tre, vietando l’applicazione e gli effetti nei contratti di telefonia fissa (o di altri servizi offerti in abbinamento alla telefonia fissa) stipulati coi consumatori di clausole che prevedono rinnovi e pagamenti di 28 giorni. 

La sentenza del tribunale

Secondo i giudici c’è un’alta probabilità che l’uso di tale periodicità leda i diritti dei consumatori, nonché costituisca una pratica commerciale scorretta e segnatamente ingannevole. Il tribunale “ha ritenuto che persistano i presupposti per la pronuncia del provvedimento, nonostante i suddetti operatori abbiano allo stato adottato la periodicità mensile, in relazione alla necessità di eliminare gli effetti pregiudizievoli delle clausole contestate e reputate antigiuridiche”.

Una sintesi di quanto successo finora

A intervenire per prima sulla questione era stata l’AGCOM con la delibera del 24 marzo 2017, in cui si stabiliva che l’unità temporale per la cadenza di rinnovo e fatturazione dei contratti di rete fissa doveva essere il mese. Tutti gli operatori, infatti, erano passati (o stavano passando) alle bollette a 4 settimane, con un rincaro dell’8,6% dei prezzi e un rischio – secondo l’Autority – di una ridotta trasparenza tariffaria per gli utenti.

In seguito, più precisamente il 14 novembre 2017, è arrivata l’azione della commissione Bilancio del Senato, con il via libera all’emendamento che prevedeva la fatturazione su base mensile per imprese telefoniche, reti televisive e servizi di comunicazioni elettroniche. Il Decreto fiscale (Convertito con la legge n.172 del 4 dicembre 2017) concedeva alle compagnie il termine di 120 giorni per ripristinare il periodo di pagamento mensile (data ultima, il 5 aprile 2018).

Ricordiamo inoltre l’impegno di Altroconsumo con la campagna “Rivogliamo la tredicesima mensilità”: il fine dell’azione è che i consumatori ricevano indietro quanto versato indebitamente, visto che con le fatture a 4 settimane gli utenti hanno pagato un mese in più all'anno per i propri abbonamenti telefonici. “Diffidiamo gli operatori”, commenta Ivo Tarantino, responsabile relazioni esterne di Altroconsumo, “a restituire la tredicesima mensilità prelevata indebitamente dalle tasche dei consumatori. Seguiremo da vicino la vicenda e se le compagnie non procederanno ai rimborsi si passerà alla class action”. Lo stesso Tarantino ha sottolineato la necessità di riformulare l’articolo 70 del Codice delle comunicazioni elettroniche – così da disciplinare in modo puntuale e una volta per tutte il diritto degli operatori a cambiare le tariffe.

Anche addebiti poco chiari

Nella news “Telefonia, denunciati addebiti poco chiari agli utenti” abbiamo riportato una nuova grana per le compagnie telefoniche, che dunque continuano a essere nell’occhio del ciclone. Il problema riguarda gli importi nascosti dagli operatori al momento di promuovere un piano tariffario, con le voci di spesa che comparirebbero solo al momento del saldo, comportando per il cliente una maggiorazione dell’importo da versare del 10-15%.

Nel mirino del Garante della Concorrenza sono finiti tutti i maggiori gestori dei servizi telefonici, ovvero Tim, Vodafone, Wind Tre e Fastweb. Quello più frequente riguarda la notifica delle chiamate perse, un servizio che a oggi tutti i gestori fanno pagare a parte rispetto all’abbonamento base, e la segreteria telefonica a pagamento, con Tre ad esempio che impone ai propri clienti 0,20 euro per ogni chiamata alla segreteria mentre Vodafone richiede 1,50 euro. Tra le lamentele dei clienti anche l’incognita dei costi d’incasso, con gli operatori che applicherebbero questa voce generica di spesa a prescindere dalla modalità di pagamento prescelta. 

Come scegliere la tariffa giusta?

Ricordiamo che un aiuto per i consumatori arriva da Segugio.it, il portale che confronta le tariffe telefoniche con i prezzi più bassi del mercato. L’utente può scegliere la soluzione Internet + telefono sia effettuando una simulazione compilando il semplice form, sia visitando le sezioni riguardanti le migliori tariffe del giorno.

Ipotizzando all’8 di giugno una richiesta per il servizio "ADSL+telefono" nel comune di Milano, si distingue l'offerta Tim Connect Gold. La proposta di Tim prevede una spesa di 19,90 euro per i primi 12 mesi (dopo 34,90 euro), con internet (fibra ottica) per navigare da casa senza limiti fino a 1000 Mega in download e chiamate illimitate verso tutti i numeri fissi e mobili nazionali. Per chi aderisce all’offerta tramite web, i primi 2 mesi sono in regalo: dunque i 19,9 euro si dovranno versare a partire dal terzo mese.  

L'opzione Massima velocità Fibra è inclusa solo per il primo anno, dopodiché si rinnova al costo di 5,00 euro al mese (già incluso nei 34,9 euro). L’offerta è valida per gli utenti che richiedono un nuovo impianto, per coloro che passano a TIM da altro operatore oppure per i già clienti con linea fissa TIM solo voce con o senza ADSL a consumo (con permanenza sull’offerta da almeno 3 mesi). Tra i servizi presenti si distingue l’abbonamento a TIMvision, per godersi il meglio di cartoni, cinema, serie TV, documentari e musica, sempre on demand; in più Tim Expert, il servizio che include l'intervento di un tecnico specializzato TIM per verificare e ottimizzare le prestazioni della connessione internet e la configurazione di tutte le apparecchiature di casa connesse alla rete.

A cura di: Paola Campanelli

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Parole chiave

bollette tariffe adsl telefonia

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