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Come attivare una fornitura elettrica

Pubblicato il 29/08/2016
Come attivare una fornitura elettrica

L’acquisto o la locazione di un immobile prevede nella maggior parte dei casi l’attivazione della fornitura elettrica, l’intervento necessario per ottenere l’energia che permette di far funzionare l'impianto dell’utente.

L’attivazione va richiesta alla società con la quale si intende stipulare il contratto di vendita dell’elettricità, che avrà l’onere di trasmetterla al distributore territorialmente competente entro 48 ore lavorative. Il distributore avrà 5 giorni lavorativi di tempo dalla ricezione della richiesta per attivare la fornitura.

In caso di contatore tradizionale l’attivazione sarà eseguita togliendo i sigilli al dispositivo stesso mentre per i contatori di tipo elettronico la messa in funzione avverrà in modo telematico tramite un comando inviato dalla centrale di controllo, senza la necessità di far intervenire sul posto il personale tecnico.

Se l'attivazione della fornitura viene effettuata oltre il tempo previsto, per responsabilità attribuibile al distributore, il cliente domestico riceverà automaticamente un risarcimento. L’indennizzo ha un ammontare minimo di 35 euro se l’avviamento è realizzato entro il doppio del tempo previsto, di 70 euro se il periodo si protrae entro il triplo del tempo stabilito e di 105 euro per un arco temporale che supera il triplo della durata iniziale.  Per il cliente non domestico, invece, spetta un indennizzo rispettivamente di 70, 140 e 210 euro.

A quanto ammontano i costi per attivare la fornitura elettrica? C’è da sottolineare come nel mercato di maggior tutela gli utenti devono pagare al venditore due diverse quote, una da 27,03 euro per gli oneri amministrativi (che vengono richiesti a favore del distributore) e l’altra relativa al contributo fisso di 23 euro. A questi si aggiunge l'imposta di bollo di 16 euro sul nuovo contratto, così come come previsto dalla normativa fiscale. Inoltre alla conclusione del contratto l'esercente della maggior tutela richiede al cliente un deposito cauzionale (o altra garanzia equivalente) che non può essere addebitato ai soggetti che richiedono la domiciliazione bancaria, postale o su carta di credito della bolletta.

I consumatori che invece hanno scelto il mercato libero devono versare al venditore i 27,03 euro del contributo fisso più un eventuale addebito dei costi per la prestazione commerciale.

Alla conclusione del contratto di fornitura il gestore può comunque pretendere dall’utente un deposito cauzionale o altra garanzia, in base alle indicazioni dei singoli contratti, oltre al pagamento – nei casi previsti dalla normativa fiscale – dell'imposta di bollo di 16 euro.

L’eventuale decisione di disattivare la fornitura prevede la richiesta del cliente nei confronti della stessa società elettrica. Per sciogliere il contratto è necessario inviare al venditore il recesso nel rispetto del termine di preavviso massimo della normativa, ovvero un mese. Sarà cura del venditore trasmettere la domanda del cliente al distributore entro 2 giorni lavorativi che, a sua volta, deve provvedere alla disattivazione della fornitura entro 5 giorni dalla data di ricevimento della richiesta.

I costi per la disattivazione sono di 23 euro per gli utenti del mercato di maggior tutela mentre per il libero mercato il contributo dipende dalle singole condizioni contrattuali.

A cura di: Paola Campanelli

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Parole chiave

energia bollette utenze

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