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Pay Tv: cresce il numero di abbonati. E cambiano i gusti

Pubblicato il 06/07/2015

Aggiornato il 29/05/2018

Pay Tv: cresce il numero di abbonati. E cambiano i gusti

Cresce il numero di abbonati alla pay Tv. E, nello stesso tempo, cambiano i gusti degli ascoltatori. L’Italia in questo senso si sta avvicinando alle tendenze già rilevate Oltreoceano.

Secondo una ricerca condotta da eMarketer, gli Americani pagano volentieri la la tv via cavo, a patto che si possa scegliere in dettaglio l’offerta. A fronte di pacchetti predefiniti, hanno dunque la meglio le opzioni sui singoli canali o spettacoli. Il 67% degli intervistati, utilizzatori di internet e in possesso di un abbonamento pay Tv, rivela che preferirebbe un abbonamento ‘à la carte’.

Il restante 33% si divide tra chi non è interessato a questa opportunità e chi non ha un’opinione in proposito. Il dato trova conferma in un’analisi Deloitte, che evidenzia come i consumatori siano interessati a pagare un abbonamento alla pay Tv solo se guardano regolarmente i canali: sono aumentati di 5 punti in un anno. 

In aumento (2 punti) anche gli utilizzatori che acquisterebbero solo singoli show od eventi.

In Italia lo scenario è simile, stando al Rapporto Annuale 2014 di Agcom, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Secondo la relazione stilata dall’Autorità, l’attenzione dei cittadini nel nostro Paese è ripartita tra più media, affiancando i nuovi canali ai più tradizionali.

Le rilevazioni sulla fruizione dei media da parte degli italiani, condotte nel 2010 e nel 2013 da Gfk Eurisko e da SWG per conto dell’Autorità, evidenziano come la popolazione abbia in media accesso ad almeno un mezzo di comunicazione, evidenziando un alto grado di fidelizzazione da parte degli utenti.

Sicuramente la tv tradizionale rappresenta il mezzo di comunicazione per eccellenza (95% degli utenti), mentre la tv a pagamento viene scelta dal 32,2% della popolazione. Tra i mezzi più tradizionali occupa un posto di rilievo la radio, che viene utilizzata dal 68% della popolazione. Cala l’accesso ai quotidiani, dal 59% (nel 2010) al 52% (nel 2013), mentre aumenta il numero degli utenti internet, il terzo mezzo più utilizzato dai cittadini.

Andando ad esaminare lo scenario europeo, ci viene in aiuto PricewaterhouseCoopers che prevede un trend assolutamente positivo per la pay Tv. Si stima un 9% di crescita media annua fra 2013 e 2017 in Asia-Pacifico (9% di crescita media annua fra 2013 e 2017) oltre che in Cina e in Brasile.
Considerando il numero di abbonati, Pwc ipotizza a livello mondiale un passaggio dai 799 milioni del 2013 a 950 nel 2017 (+2,7% di Cagr). 

Sembra dunque che nei prossimi anni la vera protagonista sarà proprio la pay Tv. Una tendenza che, come detto in precedenza, è già partita negli Stati Uniti, dove tuttavia va considerato con attenzione anche il fattore streaming, il principale avversario delle pay Tv. 

Secondo un rapporto pubblicato da BusinessInsider, nel primo trimestre 2015 gli utenti americani della Tv via cavo sono diminuiti rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Contemporaeamente viene evidenziata una crescita dei telespettatori che si abbonano alle piattaforme di tv in streaming come Netflix, Hulu e Amazon.

Sempre secondo l’analisi, chi acquista una nuova abitazione non richiede la tv via cavo, ma preferisce la Rete. Segni che, se la pay Tv non si adegua alle esigenze dei clienti, potrebbe perdere nel confronto con lo streaming, pur considerando l’ammortizzatore costituito dagli abbonati storici.

Intanto in Italia si attende l'esordio di Netflix per poter valutare se l'impatto sulla tv tradizionale sarà analogo a quanto si sta verificando nel mercato statunitense.

Intanto, per orientarsi tra la varietà delle offerte disponibili, si può visitare la sezione dedicata alle offerte pay Tv su segugio.it. In pochi passi, inserendo le proprie preferenze, è possibile ottenere le proposte dei principali operatori, aggiornate in tempo reale.

A cura di: Alessia De Falco

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pay tv agcom

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