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Legambiente propone il Green Act anticrisi

Pubblicato il 24/03/2015
Legambiente propone il Green Act anticrisi

L’Italia ha bisogno di un Green Act, un disegno strategico che abbracci in maniera sistematica e coordinata le aree di fiscalità ambientale, edilizia ed energia, con un focus particolare delle fonti rinnovabili. Ne è convinta Legambiente, che ha recentemente stilato un documento programmatico, il Green Act 2015, in cui ha esplicitato una serie di possibili interventi volti a riorganizzare la spesa pubblica e impostare un cruscotto di controlli efficaci e a basso costo.

L’Associazione ha voluto formulare una serie di proposte con l’obiettivo di integrare i provvedimenti che il Governo sta definendo per l’economia green e che dovrebbero essere resi noti questo mese. Il piano è stato ufficialmente presentato in occasione del Convegno “Il Green Act che serve all’Italia”, svoltosi a fine febbraio. Tra i relatori il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio, il Sottosegretario al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Ilaria Borletti Buitoni ed Erasmo D’Angelis, Capo Struttura Missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche.

Alla base delle proposte, le analisi contenute nel documento “Ambiente Italia 2015”, il rapporto annuale contenente dati ed indicatori sullo scenario economico e sociale del Paese, con un confronto con gli altri Stati europei e l’analisi storica del periodo temporale pre e post crisi del 2008.

Secondo il report Ambiente Italia i dati di chiusura 2014 non sono particolarmente incoraggianti, specialmente sul fronte occupazionale. A fronte di un Pil pro capite 2014 poco sotto la media europea, il tasso di disoccupazione si rivela nettamente superiore: 12,8% (con un picco del 21% nel Mezzogiorno), a fronte di un 10% medio nei Paesi Ue.

Dato ancora più allarmante, nel 2014 il tasso di persone occupate, che quindi lavorano a tempo determinato o indeterminato, è del 56%, contro una media europea del 65%. Il problema dell’occupazione si fa sentire in maniera preponderante tra le donne: in Italia solo il 46% risulta avere una posizione lavorativa stabile.

Questa situazione si ripercuote sulla distribuzione dei reddito e sull’istruzione dato che, facendo un’analisi comparata, il 10% più povero detiene il 2,2% dei redditi, mentre il 10% più ricco ne detiene il 24,6%; inoltre, tra i 28 Paesi Ue, l’Italia è quella che vanta il più alto tassi di giovani tra i 18 ed i 24 anni privi di un titolo di istruzione secondaria. Il Paese spicca inoltre per il forte ritardo nell’innovazione tecnologica, con circa 5000 brevetti all’anno, il 20% in meno rispetto alla media europea.

Il Green Act, forte di queste considerazioni non particolarmente positive, ha concentrato gli interventi anticrisi in undici macro aree che spaziano dalla fiscalità ambientale alla riqualificazione delle aree metropolitane e allo smaltimento dei rifiuti, ma che richiamano anche tematiche più recenti quali la mobilità sostenibile, la valorizzazione del patrimonio in ottica turismo oltre all’utilizzo efficiente dei Fondi messi a disposizione dall’Unione Europea per il periodo 2014-2020. 

In ambito fiscale, la filosofia alla base degli interventi è che chi inquina deve essere penalizzato, mentre chi rinnova merita incentivi. Questa linea guida si concretizza in atti concreti quali l’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili o l’applicazione dell’Articolo 15 della Delega Fiscale (fiscalità ambientale ed energetica).

L’accento viene posto anche sugli interventi di bonifica del territorio, istituendo un fondo nazionale per le bonifiche dei siti orfani (sulla base del modello Superfund) e garantendo maggior trasparenza negli appalti e controlli ambientali più severi. Occorre inoltre sensibilizzare il Governo e l’opinione pubblica sul tema dei rifiuti: solo per dare un’idea dei volumi in gioco, secondo fonti Eurostat, nel 2012 sono state riciclate oltre 53 milioni di tonnellate di rifiuti, la maggior quantità recuperata in Europa dopo la Germania. Occorre dunque spingere le attività di riduzione dei rifiuti, con un effettivo recupero di materia, promuovendo parallelamente gli acquisti verdi. 

In ambito energia molto è stato fatto, ma occorre potenziare gli interventi: nel 2014 il 44% della produzione nazionale di energia elettrica è stato generato da fonti rinnovabili. Considerando l’efficienza energetica per unità di prodotto e di servizio, si è registrato un aumento del +9,5% nel periodo 2000 – 2013. 

Al momento la proposta è sul tavolo di lavoro del Governo. Il presidente Anci Piero Fassino ha chiesto in questi giorni un incontro con il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, per valutare l’impatto che i provvedimenti che stanno per essere emanati potranno avere sul tessuto economico-sociale e su quello amministrativo-aziendale.

A cura di: Alessia De Falco

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Parole chiave

energie rinnovabili

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